Onorevoli Colleghi! - La legge 12 marzo 1999, n. 68, ha il merito di aver creato nuove strategie e strumenti di intervento, al fine di consentire ai soggetti diversamente abili un costruttivo, equilibrato e sereno inserimento nel mondo del lavoro. Va dato merito al Parlamento di avere realizzato interventi di collocamento obbligatorio, mirati al rispetto e alla valorizzazione della dignità delle persone disabili: la normativa introdotta reca anche lo straordinario intento ridefinitorio di nuove forme di sostegno in favore di soggetti socialmente deboli. Essa, però, nella sua attuazione, ha disatteso gli obiettivi prefissati!
      Un'attenta disamina di molti progetti formativi e riabilitativi, attuati da regioni ed enti locali, mostra una difficoltà a individuare i soggetti meritevoli di tutela e a reperire un sistema di norme omogeneo. Spesso questi interventi si traducono in iniziative di counseling e di setting educativo e formativo, appezzabili eticamente, ma insufficienti a rispondere ai reali bisogni delle persone con serie difficoltà esistenziali.
      Da ciò la necessità di un intervento finalizzato a un giusto riconoscimento giuridico dello svantaggio sociale e la fissazione di un principio che riconosca lo status di persona svantaggiata.
      La proposta di legge che si sottopone alla vostra attenzione, dopo una prima definizione di soggetto svantaggiato meritevole di tutela, prevede l'assunzione obbligatoria da parte di datori di lavoro pubblici e privati di quanti vivono una condizione socialmente debole. A favore di queste persone viene stabilita una quota di riserva pari al 2 per cento, con un sistema di calcolo che non preveda il computo di unità precedentemente assunte.

 

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